SENZA TITOLO

  • VENTRELLA
    VENTRELLA
    VENTRELLA

Preparazione

Ci sono ricette il cui sostrato sociale è così forte che, in assenza di determinate condizioni, è quasi impossibile recuperarle e così finiscono per diventare dei sogni. Tale è per me una cialda che, per la sua delicatezza compositiva, è rimasta avvolta in una atmosfera di religiosità. Rammentarla vuol dire evocare un malinconico tramonto, una triste Ave Maria, un cielo senza luna, la dispensa vuota e la madre che non si arrende al firmamento e chiede a se stessa cosa si può fare, per cena, ai piccoli per ingannare la fame, cosa, avendo solo il pane, il sale, il pepe, l’olio e un mezzo chilo di arance...

Stasera non si cena, avreste detto, non conoscendo la cuoca. Io no, quello di non cenare era un “lusso“ che non potevo permettermi e lo capii proprio quella sera notando che a tavola c’era un piatto fumante, profumato e di bell’aspetto. Si trattava appunto di una cialda, frutto di questo ragionamento: vediamo, in casa abbiamo la luce, l’acqua, la legna, qualche scarafaggio, qualche arancia e quel che serve per condire, cipolle, aglio, prezzemolo, forse un limone. La luce non si può mangiare, la legna è troppo dura, i limoni sono acri, l’acqua è buona solo se si ha sete, gli scarafaggi non li mangerebbe nessuno, dunque non restano che le arance.

... Allora, bambini miei, prendiamo l’acqua e la mettiamo a bollire sul fuocherello nella pentola. Nel frattempo sbucciamo le arance, le dividiamo a metà e di ogni metà facciamo tanti pezzettini che mettiamo un po’ qui un po’ là nei piatti, quindi li condiamo con sale, olio, pepe e appena l’acqua sarà bollita la versiamo nei piatti lasciando raffreddare per qualche minuto, il tempo di insaporirsi. Dopo di che chiunque potrà bagnare nel brodo una fetta di pane o sorbire a seconda dei gusti. A me questa cialda di arancia non ha mai fatto pensare alla povertà, bensì al sole fatto a spicchi e mangiato perfino con un pizzico di allegria.

 

Vito Ventrella, scrittore, vive a Modugno.