SENZA TITOLO

  • MORASSO
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Preparazione

Fra le cose che colpiscono, del futurismo, è il compito di rifondazione in senso estetico dell’arte culinaria cui volle votarsi. C’è in plastico, dal grecoplasso, io formo, l’idea di una modificazione in forma particolare della materia. Fra ri-creazione e modellatura, plastico rimanda inevitabilmente all’atto teurgico che lo presuppone, è sostantivo (o qualificativo) singolarmente appropriato per evocare l’essenza magico-idealistica della parola...

Con il nome dicarneplasticoi futuristi chiamarono un piatto composto da un grande cilindro di vitello, ripieno di undici qualità diverse di verdure. Posta verticalmente nel piatto, questa inaudita scaloppa andrebbe sostenuta alla base da un anello di salciccia e da tre sfere di pollo, e ricoperta di miele.

Ogni assaggio di carneplastico è un esempio perfetto di quei “bocconi multigusto simultanei e cangianti” tramite i quali la brigata marinettiana mirava a introdurre in cucina la funzione analogica immensificante che avrebbero le immagini in letteratura.

Sebbene, a conti fatti, questo vischioso pasticcio d’erbe e animali vari trovi proprio nella sua perseguita vocazione all’eccesso il proprio limite, un limite concettuale che è anche, o forse soprattutto, un limite di gusto.

Come sempre, dentro a un progetto di matrimonio fra sensi e intelletto si può leggere il miraggio dell’illuminazione, l’utopia di una possibile metamorfosi della natura nella sua essenza naturale. Nell’armonia eccentrica di mente e palato, con il carneplastico - che si accompagnerebbe, preferibilmente, a ricche dosi di “carburante” ossia lambrusco - anche la nostra migliore avanguardia può darsi abbia pensato realizzabile l’avvenire di questa illusione.

 

 

Massimo Morasso, poeta, vive a Genova.