ZUPPA DI FUNGHI

  • LOLINI
    LOLINI
    LOLINI

Preparazione

(Scena) Un carcere di massima sicurezza. Nonostante le gravi accuse il titolare del ristorante Beausoleil è molto tranquillo; ci sorride timidamente, come per scusarsi; la cella è fornita di un lettino, una scomoda sedia dove è posato il libro di ricette del carcerato: un successo internazionale.

BS: Cosa vuole chiedermi?

AL: Quanti ne ha fatti fuori esattamente?

BS: Non ricordo bene. Sessanta, sessantadue, tutti i clienti di quella sera. Può verificare la cifra esatta sui giornali, non parlano d’altro. Erano mesi che chiedevano la zuppa con varianti, un’assoluta specialità anche se io li avevo avvertiti che il piatto poteva rivelarsi indigesto.

AL: Lei lo chiama indigesto?

BS: Nel Rinascimento veniva cucinato con frequenza, specie nelle corti italiane. La ricetta originale si trova in un libro di cucina assai curioso, pubblicato a Venezia nel 1587. Non ho fatto altro che seguire quella ricetta; i miei clienti, quando hanno assaggiata la zuppa, sono esplosi in esclamazioni di gioia: che delizia!, che meraviglia!, non avevo mai gustato niente di tanto squisito! Lei è un genio, signor Beausoleil! Erano così gentili, clienti fissi da anni, è stato il mio amore per loro a rovinarmi.

AL: Può descrivermi questa famosa ricetta?

BS: Semplice, come è dei piatti veramente buoni. Intanto si fa soffrigere in olio e burro il prezzemolo e gli spicchi d’aglio tritati, poi si aggiunge il misto di funghi, salare, pepare e far cuocere lentamente in modo che i funghi rimangano un po’ al dente per conservare maggiormente il loro profumo. Si mettono nei piatti dei commensali i crostini di pane precedentemente fritti o tostati, si coprono con i funghi e ci si versa sopra un brodo di cappone molto caldo. Cospargere di parmigiano: è essenziale. La zuppa riesce veramente se ai funghi così detti eduli si aggiungono, anche se in parti minime, alcune varietà come l’Amanita verna (Agaris bulbosus vernus), Amanita virosa (appena due, tre grammi), l’Agaris pseudo aurantiacus (ritenuto essenziale nella ricetta veneziana del 1587) e, ovviamente, in dosi consistenti, l’Amanita Phalloides o Tignosa verdagnola che, a detta di alcuni sopravvissuti, ha un sapore veramente inebriante.

 

 

Attilio Lolini, poeta, vive a Siena.