PIATTO BLU

  • GIAPPI
    GIAPPI
    GIAPPI

Preparazione

Penso ad un pasto non mai gustato: sarebbe troppo chiamarlo cena. Non molto più di uno spuntino. I ricordi mi soccorrono con tavole imbandite: quel menu leggero con Mario Luzi, una sera di aprile, in una cornice di specchi, nella mia città, Brescia, le parole più leggere del vino; o la cena sul Bosforo, esasperante nella sua dolcezza; le pingui colazioni sul Mare del Nord; la torta Sacher nei caffè viennesi; le crêpes nella Place de l’Orloge ad Avignone. Il croccante sublime che da qualche anno mio figlio Ludovico prepara seguendo una sua precisa vocazione, in giorni designati. Ricordo i miei molti commensali, poeti e non poeti. Eppure penso al piatto sognato, inesistente. Una vivanda di lago, da prepararsi sull’azzurro dell’acqua. È un cibo sobrio, da dividere: forse una fila di pesci allineati sul barbecue di una grande terrazza sul Garda o sul Sebino. Qualche erba – rucola e timo – li ricopre. È l’aria del lago l’ingrediente fondamentale della ricetta: così le luci che si accendono sulla costa, e la musica (jazz sicuramente) che dal basso si sprigiona. Si consuma in piatti larghi, quasi trasparenti, pensando che il tempo va e che pure in certe sere si è vicini a poterlo decifrare, il senso del suo trascorrere. Accompagna i pesci una misticanza (nutrono i nomi?) di erbette composite e di fiori. Naturalmente un bianco di Franciacorta. È forse questo un cibo che dà pienezza all’anima, pur non saziando mai. Qualcuno vorrebbe sul tavolo due candele blu.

 

 

Alessandra Giappi, poeta, vive a Brescia.