SPAGHETTINI ALLA MOZART

  • D'ELIA
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Preparazione

Così, una sera, tornando dall’Opera – dove davano un Rossini semiserio, o serio del tutto, non ricordava bene – con l’energia slavata di un Onieghin, qualcuno che assomigliava molto a lui le aveva detto: – Da mangiare, non c’è quasi niente, amore, ma vedremo. –

E infatti, tra sé e sé, già componeva, a mente, la scorta degli avanzi: un po’ di farina, una cipolla, del Martini dry: così, si mise a fare un suo sughetto, mentre Monna Lisa sorrideva, guardandolo mestare nella padella con il dado il bel soffritto, fino allo sfrigolare del Martini, spruzzato abbondante su quel poco, da far tirare, girando la farina a fuoco lento. E poi, pepe.

E il nome, il nome che gli venne, mangiando gli spaghetti e parlandone con lei, alludeva al sublime della semplicità ideale, fino a fargli oscurare il proprio mito di casa musicale: “Spaghettini alla Mozart”.

– In cucina, come in poesia, s’inventa – non aveva forse detto tutto, lei? – con poco la nuova via.

 

 

Gianni D’Elia, poeta, vive a Pesaro.